Non chiudete il
black dog in gabbia per una fiera!
Un labrador gira
per gli studi di registrazione. Sono gli studi Headley Grange e in quel giorno
del lontano 1971 vi si trovano anche i Led Zeppelin.
Il loro cantante,
Robert Plant, è in bagno a cercare l’ispirazione per buttar giù dei versi da
associare ad un pezzo ideato dal bassista John Paul Jones, con un potente riff
di basso.
Plant vede il cane
dalla finestra, è nero e la canzone acquisisce così il suo titolo: “Black Dog”
(Cane nero).
Peccato che poi
parli più che altro del desiderio per una donna, tranne qualche breve accenno
al cane, che in molti, non conoscendo il retroscena, attribuiscono ad una sorta
di ode satanica (in particolare con riferimento al verso “Occhi che brillano
di un rosso infuocato” o alla parola “dog”, che vuol dire cane, ma
che è anche il rovescio della parola “god”, che vuol dire Dio).
Ora pensate se quel
cane avesse passato la sua giornata chiuso in una gabbia in una fiera locale.
Addio “Black dog”! Magari uno dei pezzi più famosi della storia del rock
avrebbe avuto un altro titolo…
Poco male in fin
dei conti, ma sorte ben diversa per il povero labrador.
Non per essere dei
fanatici animalisti, ma nel 2012 crediamo che con un po’ di buon senso si possa
dire che alle fiere non sia un bello spettacolo l’esposizione di animali di una
certa stazza (in particolare cani, gatti, ma anche conigli ad esempio)
all’interno di minuscole gabbie che lasciano appena lo spazio per girare su se
stessi.
Ed invece no, ci si
sbaglia, perché il dio denaro viene sempre prima di tutto e quindi il non poter
esporre un cane in gabbia non viene visto come un diritto riconosciuto
all’animale, ma come la violazione di un diritto dell’espositore!
La questione viene
trattata come se al posto dell’animale in carne ed ossa ci fosse un vaso di
terracotta: “Io ho l’autorizzazione a vendere vasi, il Comune non può vietare
l’esposizione di vasi in gabbia!” (quando invece il Comune ha il diritto/dovere
di selezionare le "merci" ammesse o meno ad ogni fiera cittadina
specificandolo nel bando a cui devono partecipare gli espositori).
Noi pensiamo che
sia ora di cambiare regole e atteggiamenti. Le persone sono molto più attente
alle questioni riguardanti gli animali, il non esporli fisicamente ad una fiera
non dovrebbe pregiudicarne l’acquisto.
D’altra parte non
serve un genio per inventarsi metodi alternativi di pubblicità.
Basterebbe portare
alle fiere delle immagini, stampare fisicamente delle foto, farle passare in
una cornice digitale oppure munirsi di uno schermo in cui trasmettere dei video
(basta un semplice collegamento ad un PC portatile).
Non stiamo parlando
di fantascienza, anzi siamo sicuri che agli occhi delle nuove generazioni
sembri più bizzarra l’idea di trovare un cane in gabbia alla fiera di San Vito
piuttosto che vederlo in foto!
Nessun commento:
Posta un commento