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lunedì 20 gennaio 2014

UNA RICETTA PER USCIRE DALLA CRISI: RIFLESSIONI DOPO L'INCONTRO-CONFERENZA CON PAOLO BARNARD

Da buon laureato di economia venerdì scorso ho deciso di partecipare all’incontro organizzato a Porto Recanati dal gruppo consiliare Alternativa Civica, col supporto dell’associazione ME-MMT Marche, con Paolo Barnard, giornalista cofondatore di Report e tra i principali esponenti italiani delle Modern Money Theory (MMT) o Mosler Economics.

Barnard definisce un “economicidio” per l’Italia l’attuale politica economica europea e nella conferenza di venerdì ha voluto spiegare come si può uscire dalla crisi seguendo i dettami di questa nuova corrente economica.
Barnard parte da due presupposti per comprendere al meglio il funzionamento del modello economico ideato da Warren Mosler:

1.  le decisioni economiche che possono cambiare radicalmente la vita delle persone sono quelle prese a livello macroeconomico ed attualmente per noi tale livello corrisponde alla politica economica europea, di cui quella italiana è solamente un’appendice.

2.  lo Stato deve avere necessariamente il monopolio della produzione di moneta, il suo ruolo deve essere di sostegno allo sviluppo economico con l’immissione nel settore privato del denaro prodotto, attraverso la spesa pubblica.

Da ciò si evince che le istituzioni politiche ed economiche a cui chiedere un cambio di rotta sono quelle europee, non quelle italiane, e che l’euro viene considerato come un errore, perché toglie all'Italia l’unica concreta possibilità di intervenire a sostegno dello sviluppo.
Infatti la ricchezza, secondo la Mosler Economics, viene generata esclusivamente dallo Stato stampando moneta (da cui anche il nome di teoria monetaria moderna).

La moneta stampata viene immessa nel settore privato tramite la spesa pubblica. I privati se la scambiano tra loro senza creare ulteriore ricchezza (ad ogni transazione a fronte di un ricavo per l’uno c’è sempre un costo per l’altro, a fronte di un credito c’è sempre un debito).
Le tasse dovrebbero essere utilizzate poi dallo Stato esclusivamente per regolare il livello di moneta presente nel circuito economico onde evitare eccessiva inflazione o svalutazione.

Avendo lo Stato la possibilità di stampare moneta a volontà, non ha bisogno di contrarre debiti: a nuove spese corrisponde nuova moneta stampata.
Per creare ricchezza è necessario che la spesa pubblica sia di gran lunga superiore alle tasse.
E qui Paolo Barnard ricorda che in Italia invece è stato inserito in Costituzione il pareggio di bilancio.
Tra teorie del complotto delle elite bancarie e possibili Comitati di Liberazione Nazionale riconosciuti dall'ONU per arrivare ad una sorta di sciopero fiscale regolarizzato, io, che avevo avvicinato per la prima volta le idee dell'MMT attraverso il libro “Non ci possiamo permettere uno Stato sociale. Falso” di Federico Rampini (decisamente meno “estremista”), cerco di trarre dal tutto qualcosa di effettivamente realizzabile e meno utopistico.

L’uscita dall’euro nel breve termine non sembra una via praticabile, lo stesso Barnard ricorda ad esempio che non si possono fare referendum sui trattati internazionali, quindi non resta altro che tentare di convincere l’Europa ad abbandonare i criteri di Maastricht, in particolare il limite deficit/PIL, fissato nella misura arbitraria del 3%.

La storia (in particolare Keynes e il New Deal di Roosevelt dopo la crisi del ’29, ma anche la ricostruzione postbellica europea e il boom italiano degli anni ’60-’70) ci ha insegnato che l’economia di un Paese per crescere ha bisogno della spinta della spesa pubblica.
In particolare nei momenti di crisi è necessario che lo Stato abbassi le tasse alle imprese già in difficoltà e intervenga a sostegno della domanda (meglio se con opere pubbliche e sussidi alla disoccupazione come fece Roosevelt che con le commesse belliche come fece Hitler).

Giappone, USA e Gran Bretagna stanno già procedendo in questa direzione: hanno attualmente rapporti deficit/PIL compresi tra l’8% e il 10% e la loro economia rifiata.
Inoltre la loro moneta si svaluta e da ciò trae giovamento anche l’export, seppure Barnard ammonisce che mettersi in competizione con Cina e simili porterebbe i nostri salari a livellarsi sugli standard dei nostri competitors e quindi adabbassarsi drasticamente.
Certo, dipende da cosa si esporta, ad esempio la Germania mantiene alti livelli salariali nonostante la sua economia si basi principalmente sull’export. Questo perché la Germania si è specializzata in prodotti di alta qualità, che i competitors low cost non sono ancora in grado di replicare.

Allora perché non possiamo aumentare il nostro rapporto deficit/PIL al 10% (cosa che secondo gli economisti dell’MMT ci permetterebbe di ritornare a respirare) aumentando la spesa pubblica e abbattendo drasticamente la pressione fiscale?
Perché ciò significherebbe contrarre nuovi debiti, dato che l’Italia non può stampare propria moneta, e questo farebbe schizzare alle stelle gli interessi sui titoli di Stato (e di conseguenza il famigerato spread fra i tassi dei titoli italiani e quelli dei titoli tedeschi, misura del rischio di insolvenza).
Perciò abbiamo bisogno di un intervento della Banca Centrale Europea del “nostro” Mario Draghi che dica ai mercati: “Garantiamo noi i titoli italiani.
Solo così gli investitori potranno essere rassicurati e non chiederanno interessi esorbitanti, permettendo all’Italia di finanziare la sua uscita dalla crisi!

A suon di austerità, tagli alla spesa e nuove imposte è vero che lo Stato italiano non fallisce, ma falliranno tutte le nostre imprese, falliremo tutti noi cittadini, non si può andare avanti così!
Io mi sento cittadino europeo e adoro l’idea di un’Europa unita, anche nel segno dell’Euro, ma non può esistere un’Europa di serie A al nord e un’Europa di serie B al sud, tanto vale dividersi subito…speriamo veramente che si possa cambiare rotta, tutti assieme!

di Luca Petrelli

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